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Data: 25/01/2023
Testata Giornalistica: IL SOLE 24 ORE
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Autobus verdi, per le città la partita da vincere è anche sul personale

Come ha ben scritto il professor Marco Percoco nel suo intervento su II Sole 24 Ore pubblicato lo scorso 3o dicembre con il titolo «La mobilità sostenibile passa da un trasporto pubblico efficace», la sostenibilità della mobilità urbana ed extraurbana è un obiettivo di politica economica e ambientale non più rimandabile che, fortunatamente, sembra essere diventato un tema trasversale che interessa tutti i diversi partiti politici. Anche la sensibilità degli italiani verso questa tematica è cambiata: dopo la grande fuga verso l'uso dell'auto privata durante i lunghi mesi della pandemia, quando il distanziamento sociale era prioritario, si sta lentamente tornando a guardare alla mobilità alternativa Secondo l'Istat, nella primavera del 2022, l'uso dell'auto privata è leggermente calato di due punti percentuali e 117,6% degli italiani ha dichiarato di voler usare più spesso il trasporto pubblico, sicuramente più economico rispetto al mezzo privato, ma anche più ecologico e sostenibile. Inoltre, sebbene l'uso dei mezzi pubblici sia calato nel periodo pandemico, secondo i dati del ministero delle Infrastrutture e Mobilità sostenibili nel 2019, ultimo anno prima della pandemia, oltre il 20% degli spostamenti è avvenuto comunque su mezzi di trasporto pubblici. Negli ultimi anni si sono moltiplicati i servizi per offrire un mezzo di trasporto individuale a noleggio in sostituzione di quello privato. Tuttavia, per quanto siano spesso al centro delle cronache, soltanto una parte della sostenibilità può venire dal car sharing, dai monopattini e dalle bicidette: la partita più importante dovrà essere giocata nell'ambito del trasporto pubblico. Per vincere la sfida della sostenibilità è necessario quindi investire sul trasporto pubblico collettivo. Non solo treni e metropolitane, ma anche su gomma: gli autobus da un lato sono il mezzo più capillare sul territorio, ma dall'altro necessitano ancora di un'alimentazione prevalentemente fossile. Secondo il "Focus Italia mercato veicoli commerciali e industriali FY 2021" di Anfia - Associazione nazionale filiera industria automobilistica - nel 20211'81% degli oltre 3.400 nuovi autobus urbani immatricolati era alimentato a diesel, anche se c'è da segnalare la netta crescita dei mezzi elettrici o ibridi, passati in pochi anni da percentuali quasi nulle all'il% delle nuove immatricolazioni, percentuale che sale al19% se indudiamo anche i mezzi a metano/GnL Non per nulla il Pnrr prevede l'investimento di circa 2 miliardi di euro per il rinnovo della flotta italiana, incentivando anche la creazione di una filiera industriale dedicata ai bus elettrici, necessaria per sostenere l'ingente sostituzione dei mezzi pubblici datati e inquinanti: il parco mezzi italiano è composto per i due terzi da veicoli con più di dieci anni di età e solo i138% dei bus è adeguato allo standard Euro 5 o superiore, come indica il dossier Anfla su dati Ad. Ma il semplice investimento pubblico su mezzi più sostenibili, anche con gli aiuti derivanti dal Pnrr, rischia di non essere sufficiente. Il settore è preda di diverse crisi concatenate, dall'esplosione dei costi del carburante alla carenza di autisti, e si impone una riflessione a tutto tondo da parte di pubblico e privato perché possa essere protagonista di una vera rivoluzione verde. Innanzitutto sul personale: accanto a una serie di iniziative virtuose già intraprese dalle aziende, dalle academy aziendali per l'inserimento lavorativo agli incentivi finanziari riconosciuti ai giovani diplomati per l'ottenimento della patente stessa, è necessario un supporto dalla politica per ridefinire le condizioni di attrattività per la professione dell'autista e per disegnare politiche di cooperazione con Paesi extra-comunitari in grado di supportare una strategia futura di lungo periodo. Andrebbe poi riconosciuto il valore economico di un efficiente servizio di trasporto pubblico elettrico, che la Commissione europea certifica in 12,5 euro/km valorizzando le esternalità positive, grazie al minor inquinamento ambientale e acustico, a cui vanno aggiunti i benefici dell'inclusione di aree remote del Paese, le condizioni di maggior sicurezza percepita per quei quartieri o zone servite da mezzi pubblici nel corso della giornata, nonché la diretta correlazione tra tassi di occupazione in un determinato territorio e il relativo livello di trasporto pubblico offerto. Oggi, però, le aziende di trasporto sono riconosdute nei contratti di servizio con un valore economico complessivo compreso tra 2 e 3 euro/km. Valore che ormai mette a rischio la stabilità di una prestazione che la legge riconosce come «essenziale» e su cui si dovrebbe ragionare, riconoscendo un corrispettivo economico maggiore a fronte degli enormi vantaggi portati alla collettività. Le aziende del settore dovrebbero essere messe nella condizione di percorrere davvero la strada dell'innovazione e della sostenibilità, rendendosi, grazie alle maggiori risorse, più attrattive verso i propri lavoratori. Solo attraverso uno sforzo collettivo è ipotizzabile una crescita del trasporto pubblico locale in un'ottica di sostenibilità. Un approccio forte e deciso a logiche redistributive (tra settori produttivi beneficiari di risorse pubbliche) stimolerebbe il cambiamento, con potenziali effetti moltiplicatori positivi.


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