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Data: 04/05/2022
Testata Giornalistica: IL CENTRO
    IL CENTRO

Corse dei bus mai effettuate: a giudizio per truffa padre e figlio. Sono l'ex coordinatore di esercizio della Tua e un autista

Il primo avrebbe proposto di ripristinare alcune corse soppresse per la pandemia, il secondo le avrebbe certificate all'azienda senza svolgerle


TERAMO Corse degli autobus non effettuate, ma regolarmente pagate: a processo per truffa ai danni della Tua finiscono padre e figlio. A rinviarli a giudizio il gup del tribunale di Teramo Marco Procaccini che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Silvia Scamurra, titolare dell'inchiesta scattata due anni fa in seguito alle segnalazioni giunte ai carabinieri dai cittadini dell'entroterra che lamentavano l'assenza di alcune corse del trasporto pubblico locale. Il processo per Antonio Di Luigi, teramano di 42 anni, autista della Tua, e per il padre, Mauro Di Luigi di 63 anni, dipendente della Tua all'epoca dei fatti e oggi in pensione, si aprirà a luglio. L'azienda di trasporto, assistita dall'avvocato Amedeo Di Odoardo, si è costituita parte civile. Per la Procura gli imputati fra maggio e settembre 2020 avrebbero fatto comparire lo svolgimento regolare delle corse pomeridiane che servivano le località di Montorio, Fano Adriano, Pietracamela, Cerqueto, Prati di Tivo e Intermesoli senza che in realtà l'autobus preposto effettuasse e rispettasse percorsi, soste e orari previsti dalla Tua. Tutto a discapito dei cittadini, che restavano a piedi dopo vane attese, e della Tua, che ha pagato per un servizio non reso. Per gli inquirenti, Mauro Di Luigi nella sua veste di coordinatore di esercizio per la provincia di Teramo, ufficio responsabile anche della verifica dei servizi svolti e dei reclami degli utenti, avrebbe proposto alla Tua il ripristino di alcune corse montane soppresse per la pandemia per poi consentire al figlio autista di non effettuarle. Il 42enne da maggio a settembre 2020 non avrebbe così coperto i tragitti previsti, terminando in anticipo l'attività lavorativa, ma certificando nei fogli di servizio lo svolgimento delle corse e ottenendo il normale pagamento dello stipendio e delle indennità. La somma indebitamente percepita è stimata in mille euro. Al rinvio a giudizio si è giunti in seguito alle indagini dell'Arma che ha svolto appostamenti nelle zone dove l'autobus sarebbe dovuto passare, ha acquisito immagini di telecamere pubbliche e condotto accertamenti sulla documentazione resa da Tua. All'autista è stata già comminata dall'azienda una sanzione disciplinare di tipo economico.

04 maggio 2022 il centro

 

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