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Data: 07/11/2019
Testata Giornalistica: ABRUZZOWEB
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Elezioni regionali: respinti ricorsi centrosinistra e Berardinetti. Il consiglio di stato dice ''no'' alla modifica dell'attribuzione dei seggi dopo il voto. M5s attacca: «Siamo la prima forza dell'opposizione, tribunali intasati irresponsabilmente»

L'AQUILA - Il Consiglio di Stato ha rigettato i ricorsi elettorali, relativi alle scorse elezioni regionali, del centrosinistra e di Lorenzo Berardinetti, consigliere nella passata legislatura.

Quello del centrosinistra era stato presentato da Luciano D'Amico (primo dei non eletti di "Legnini presidente"), Pierpaolo Pietrucci (primo dei non eletti del Pd), Donato Di Matteo (primo dei non eletti di Abruzzo Insieme) e Franco Caramanico (primo dei non eletti di "Progressisti-Liberi e uguali").

In questo caso si chiedeva la correzione del risultato elettorale ribaltando il rapporto di forza tra Cinque Stelle (7 seggi assegnati) e centrosinistra (cinque seggi), nonostante quest'ultimo schieramento avesse conquistato il 31,28 per cento dei voti contro il 20,20%).

Duro il commento dei Cinque Stelle, per bocca del capogruppo Sara Marcozzi: “Dopo la sentenza del Tar, anche il Consiglio di Stato conferma quanto emerso dalle urne a seguito delle elezioni regionali del 10 febbraio scorso: il MoVimento 5 Stelle è e rimane la prima forza di opposizione del Consiglio regionale in Abruzzo. È il momento che gli esponenti del centrosinistra se ne facciano una ragione una volta per tutte. Hanno irresponsabilmente intasato i tribunali e portato avanti una causa da migliaia di euro che fin dal principio era palesemente infondata in fatto e in diritto".

"Sarebbe bastata una lettura della legge elettorale abruzzese per avere chiaro il fatto che a essere premiate siano le singole liste, non le maxi coalizioni 'rastrella voti', tipo quella da loro creata con liste ad hoc per prendersi i voti casa per casa grazie a centinaia di candidati. Numeri alla mano, la lista del MoVimento 5 Stelle è stata quella ad aver ottenuto il maggior numero di voti tra i gruppi politici di opposizione, e nessuno potrà mai cambiare questo dato di fatto, nonostante le continue forzature che gli esponenti del centro sinistra hanno provato a perpetrare, inutilmente, per tutto questo tempo".

"Più che un ricorso sull'interpretazione di una norma già chiara di per sé - ha concluso Marcozzi -, il loro obiettivo era evidentemente quello di ottenere un emendamento alla legge elettorale, in modo da conseguirne una lettura favorevole. Abbiamo detto sin dall’inizio che non sarebbe stato possibile e che il ricorso sarebbe stato rigettato. Hanno fatto perdere soldi e tempo a tutti, ora dovrebbero chiedere scusa agli abruzzesi".

Berardinetti aveva fatto ricorso al Tar contro Sandro Mariani (eletto con Abruzzo in Comune), Roberto Santangelo (all'epoca dell'elezione appartenente ad Azione Politica) e Francesco Taglieri (Cinque Stelle). Chiedeva di annullare la sentenza del Tar che aveva già deciso di non modificare l'attribuzione dei seggi, così come invocato nel ricorso presentato dapo il voto. In particolare, secondo Berardinetti, sarebbero stati erroneamente applicati gli articoli 16 e 17 della legge regionale 9/2013, con riferimento alla possibilità di computare o meno i voti delle liste che non hanno superato la soglia di sbarramento.

Secondo il ricorso, l’Ufficio Centrale Regionale avrebbe erroneamente utilizzato i “quozienti” che erano stati determinati inizialmente dagli Uffici centrali circoscrizionali, prima dell’applicazione della clausola di sbarramento e dell’esclusione dal riparto dei seggi delle liste “Avanti Abruzzo”, “Centristi per l’Europa”, “Casapound Italia”.

Il senso, insomma, era sostenere che “il “ricalcolo” del quoziente dopo l’esclusione delle liste non ammesse al riparto, è dovuto, è implicito nella legge per forza di cose, è una conseguenza dell’applicazione della soglia di sbarramento, senza che ciò possa definirsi “intervento di ortopedia normativa”.

“Quando una legge elettorale nulla dica al riguardo in modo espresso - si legge nella memoria -, l’introduzione di una soglia di sbarramento' va interpretata, per principio generale, nel senso che preclude qualsiasi successiva riutilizzazione dei voti dati alle liste che non hanno superato la soglia di sbarramento stessa”. Tesi non fatta propria dai giudici: "Non vi sono dubbi, sul piano teorico e dogmatico, circa (non solo la compatibilità, ma anche) la necessità che la determinazione del quoziente avvenga prendendo a base di calcolo la totalità dei voti validi espressi. Una restrizione della base di calcolo del quoziente, successiva alla esclusione delle liste minori, non espressamente prevista, snaturerebbe infatti la natura dell’istituto".

Manca ancora l'ufficialità sull'esito degli altri ricorsi elettorali. C'è quello presentato da Emilio Iampieri, ex consigliere regionale di Forza Italia, che aveva ottenuto 4.173 voti nel collegio della provincia dell'Aquila, e Gianni Bellisario, sindaco di Perano (Chieti), candidato con Azione Politica nel chietino e che aveva strappato 1.753 preferenze. Anche loro hanno contestato la ripartizione dei seggi.

In caso di accoglimento sarebbero a rischio le posizioni di Roberto Santangelo (2.645 voti con Azione Politica in provincia dell'Aquila) e Lorenzo Sospiri (eletto a Pescara, oggi presidente del Consiglio). Un ricorso, questo, a cui è interessata anche Lucia Ottavi, candidata con Forza Italia, che aveva ottenuto 2.118 preferenze nel collegio dell'Aquila: subentrerebbe a Daniele D'Amario, primo dei non eletti in provincia di Chieti, entrato in Consiglio a sua volta per la surroga di Mauro Febbo, nominato in giunta.

Infine c’è il ricorso presentato da un gruppo di cittadini che chiedevano l'inammissibilità della lista dell'Udc in campagna elettorale, per la questione legata alla raccolta delle firme. Quest’ultimo riguarda da vicino Marianna Scoccia, eletta in Consiglio.


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