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Data: 09/04/2025
Testata Giornalistica: IL CENTRO
    IL CENTRO

La rabbia dei residenti scende in strada. Luciano D'Amico guida la manifestazione dei cittadini, che restano dietro il cordone

CHIETI Trecento metri. È la distanza tra i manifestanti che protestano contro l'apertura del cantiere di Brecciarola per la linea ferroviaria veloce Pescara-Roma e i rappresentanti della Giunta regionale, arrivati per celebrare l'inizio dei lavori. Sono pochi, nulla rispetto ai 200 chilometri che separano il capoluogo adriatico dalla capitale e che l'opera pubblica promette di accorciare. Eppure, per i manifestanti è una distanza incolmabile. Un cordone e un imponente schieramento di forze dell'ordine (due squadre del reparto mobile, 48 agenti complessivi), assicurano che questo centinaio di persone non interrompa l'evento cerimoniale. In strada ci sono i residenti di Brecciarola e il comitato ComFerr, guidato da Katia Colalongo, che da anni si batte affinché il progetto, che prevede la costruzione dei binari in mezzo al paese (con i conseguenti espropri), venga modificato. A capo della protesta il leader dell'opposizione in Regione, Luciano D'Amico, accompagnato dal deputato Luciano D'Alfonso e dai consiglieri del Patto per l'Abruzzo Antonio Di Marco, Erika Alessandrini e Sandro Mariani, quest'ultimo anche presidente della commissione Vigilanza. Con loro anche il sindaco di Chieti Diego Ferrara.Non contro l'operaUna squadra di poliziotti in tenuta antisommossa fronteggia i manifestanti, schiacciati dall'altra parte del cordone. Loro sono quasi tutti pensionati. C'è qualche famiglia, che ha portato anche i figli a protestare. In molti hanno un cartello in mano. In grande: "Non in mio nome". Dicono di aver provato a costruire un dialogo, a trovare una soluzione condivisa, ma che non sono stati ascoltati. «Noi siamo qui oggi», spiega D'Amico, megafono in mano, «per dire che quest'opera, come tutte le opere, va fatta bene, non contro i cittadini ma nell'interesse dei cittadini. Che da mesi sottolineano la possibilità di renderla migliore, perché c'è la fattibilità tecnica per salvare la qualità di questo territorio. Ma qui i cittadini non sono ascoltati. E invece che spostare i binari spostano le case. Siamo qui perché vogliamo lo sviluppo territorio e quello delle infrastrutture, insieme. Devono viaggiare fianco a fianco. Non si possono sviluppare le infrastrutture contro il territorio». Poi la presidente di ComFerr Colalongo prende la parola: «In cantiere festeggiano la morte di un territorio. Tagliano i nastri per cosa? Per gli espropri, per aziende che non sanno di che morte moriranno. Non ci hanno ascoltati». E Mariani rincara la dose: «Perché Marsilio non va a vedere come se la vive un imprenditore come Blasioli, con 50 dipendenti sulle spalle, che non sa che fine farà. Io lo sono andato a incontrare, e aveva gli occhi della disperazione. Nessuno fino a oggi lo ha contattato. Perché Marsilio non parla con le famiglie? Per loro questa gente non ha diritto di essere ascoltata? Io vedo la stessa discriminazione vista in Commissione Vigilanza, quando chiedevamo un confronto con i numeri alla mano e non ci è stato concesso». Le voci della genteIn mezzo alla folla ci sono anche Dina e Luciana. Abitano proprio dove sta sorgendo il cantiere: presto dovranno abbandonare la loro casa. «Io ho 80 anni», racconta Dina, «sono rimasta vedova 5 mesi fa. Penso che mio marito sia morto anche per questa disgrazia. I miei figli hanno famiglia, se ne andranno. E io, alla mia età, che fine farò? A Brecciarola ho le mie cose. Questa è casa mia». Per lei non è una questione di soldi: «Questo posto conserva i ricordi di una vita. Li conosco io i sacrifici che abbiamo fatto per tenerla. E ora mi vogliono dare l'indennizzo. Che ci faccio? Anche se mi danno i miliardi, non mi risarciranno mai. Qui ho abitudini, affetti, memorie: tutto ciò ha un valore incalcolabile. A loro, però, non importa: mi hanno detto che a fine settembre me ne dovrò andare». «E il problema non è solo di chi perde la casa», aggiunge Francesco Papa, membro del CommFerr, «perché almeno, anche se non è sufficiente, viene indennizzato. Con gli espropri ci sono 100 famiglie che verranno buttate fuori di casa. È una problema molto serio. Dove andranno? I loro figli vengono qui a scuola. E a poca distanza da qui, ad Alanno, tre fabbriche verranno demolite a causa del raddoppio. Io vi faccio una domanda: un imprenditore che è arrivato a 60 anni e si è fatto un "mazzo così" per renderla una delle più floride della vallata, con quale spirito può ripartire a quell'età?».dito puntato sulla giuntaUna macchina passa davanti ai manifestanti e si dirige verso il cantiere. A bordo c'è il presidente Marsilio. Dalla folla partono fischi e urla: lo considerano responsabile della situazione. «La Regione fa da passacarte a progetti che sono stati redatti lontano, senza farsi alcuno scrupolo di controllare nel merito», incalza Alessandrini, «al cantiere si entra solo su invito. La minoranza del Consiglio regionale non poteva entrare, mentre quella di FdI di Chieti sì. In altre parole, hanno trasformato l'apertura di un cantiere pubblico in un evento di partito. Non hanno ascoltato i cittadini e ora si trincerano per difendersi da persone che hanno solo cercato il confronto in tutto questo tempo. Il comitato ha chiesto le valutazioni costi/benefici per vedere quali fossero i vantaggi per il territorio, se c'erano. Non ha avuto risposta». D'Alfonso usa toni ancora più duri: «Mentre in vicinanza si prendono i soldi dal pagamento della progettazione, in lontananza viene fatto il progetto. La legge dello Stato stabilisce che la Regione fissa il tracciato, non Italferr con le gambe a cavalcioni. E io capisco l'imbarazzo di reggere il confronto di vicinanza con chi è veramente interessato dal progetto. Quest'opera si poteva cambiare, non sarebbe stato difficile. Invece hanno fatto una carnevalata, utilizzando la legge che impedisce la vicinanza del popolo onesto al cantiere. E loro sono là a consumare pasticcini e crodini. È pazzesco che si stia organizzando un festeggiamento che farà sanguinare porzioni di territorio che potevano essere ricucite. Le infrastrutture ferroviarie devono portare unione, convergenza, e non demolizioni inutili». Trecento metri separano i residenti di Brecciarola dall'inaugurazione del cantiere. Vista da questa parte del cordone, però, la distanza tra loro e chi taglia il nastro sembra molto più ampia.


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