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Data: 03/05/2020
Testata Giornalistica: IL CENTRO
    IL CENTRO

Operaio sul bus con 37,5 di febbre Fiom accusa la Regione. Febbo: «È assurdo ciò che è accaduto in Val di sangro ma ancora più assurda è la posizione della Fiom ossessionata dal mantenere posizioni di retroguardia».

ATESSA Un lavoratore pendolare non viene fatto entrare in azienda perché ha una temperatura corporea superiore a 37,5 gradi ma, per rientrare a casa, ha dovuto prendere di nuovo l'autobus per un tragitto di almeno un'ora. È l'esempio riportato dalla Fiom Chieti in una lettera aperta al presidente della Regione Marco Marsilio e agli assessori Nicoletta Verì e Mauro Febbo per spingere la Regione «ad avere un'organizzazione chiara, che non lasci nulla al caso per garantire ai lavoratori la sicurezza dentro e fuori la fabbrica».«La ripartenza di circa 10.000 lavoratori, di cui molti provenienti da altre regioni, come è avvenuto per la Val di Sangro, doveva e deve essere accompagnata da regole chiare e nulla doveva essere lasciato al caso. Non è pensabile lasciare il compito alle aziende di attrezzarsi per tentare di limitare i contagi dentro i luoghi di lavoro e poi fuori dalle fabbriche i lavoratori subiscono regole non omogenee».Una situazione come quella del lavoratore, secondo la Fiom «doveva essere valutata da una Regione che ha voluto la ripartenza anticipata. Se quel lavoratore fosse positivo al Covid-19 e la risposta al tampone arriva dopo 15 giorni, come avviene in alcuni casi, si può immaginare l'effetto domino che si può generare». «La Regione», conclude il sindacato, «deve pensare di risolvere il problema di come far tornare quel lavoratore a casa senza mettere a rischio altri lavoratori, magari prevedendo presidi vicino ai nuclei industriali a supporto di queste situazioni».Per l'assessore Febbo «uscire di casa con la febbre oltre 37,5 è vietato e penalmente perseguibile, peraltro viaggiare su un mezzo pubblico e presentarsi al lavoro con il rischio di contagiare migliaia di colleghi. È assurdo ciò che è accaduto in Val di sangro ma ancora più assurda è la posizione della Fiom ossessionata dal mantenere posizioni di retroguardia».

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