ROMA Quasi 100 miliardi di euro. Le infrastrutture per la mobilità sostenibile insieme al capitolo Rivoluzione verde e transizione energetica, assorbono metà dei fondi europei destinati all'Italia. Lo dice l'ultima bozza elaborata dal governo per identificare i 52 progetti che dovrebbero guidare la ripresa del Paese.
Ma nel capitolo Infrastrutture (27,8 miliardi), c'è un pezzo importante di opere attese da anni in Italia, in prima linea l'Alta velocità di rete, con l'introduzione del sistema si sicurezza di segnalamento ERTMS, ma anche la spinta alla manutenzione 4.0 di strade, viadotti e ponti con un focus su A24 e A25. Un capitolo che comprende anche la connessione digitale del Brennero, e c'è il piano colonnine di ricarica per energia rinnovabile lungo le autostrade. A patto che sia accorciati i tempi dei lavori, anche «accelerardo l'iter di approvazione dei contratti di programma con Rete Ferroviaria Italiana».
ROTAIE SUPERVELOCI Avere passeggeri e merci superveloci vuol dire per il governo puntare una posta pesante sull'Alta velocità. In particolare, nel Nord del Paese, spiega il documento, si potenzieranno le tratte ferroviarie Milano-Venezia, Verona-Brennero, e Liguria-Alpi, migliorando i collegamenti con i porti di Genova e Trieste. Nel Centro del Paese si rafforzeranno due assi Est-Ovest (Roma-Pescara e Orte-Falconara) «riducendo i tempi di percorrenza ed aumentando le capacità». Infine, si estenderà l'Alta Velocità al Sud lungo le direttrici Napoli-Bari e Salerno-Reggio Calabria, «velocizzando anche il collegamento diagonale da Salerno a Taranto e la linea Palermo-Catania-Messina».
La digitalizzazione della rete stradale passerà invece da un sistema di monitoraggio, anche su viadotti e ponti che «riduca i rischi di dissesto e sismici, i rischi di incidenti, e permetta risparmi sulle spese di manutenzione».
PORTI GREEN Poco più di 4 miliardi di questo capitolo saranno però dedicati a Intermodalità e logistica integrata. Con interventi puntati in particolare sul sistema marittimo. «Il traffico merci intermodale in Italia è tipicamente terrestre, gommaferro, e si integra poco con il traffico marittimo», sottolinea il piano. In gioco c'è però adesso la competitività dei porti. E dunque, anche considerando che i terminali dei corridoi ferroviari merci sono spesso proprio i porti, «risulta dirimente, la risoluzione del cosiddetto ultimo miglio. Del resto, a causa delle inefficienze del settore, le nostre imprese pagano un extra costo della logistica superiore dell'11% rispetto alla media ue. Senza contare le maggiori emissioni di CO2. Davvero troppo. Anche in questo caso, l'allegato alla bozza cita gli interventi che riescono ad entrare tra gli obiettivi del Recovery Plan. La spunta la nuova diga foranea a Genova, con il potenziamento della piattaforma logistica a Trieste, e lo sviluppo dei collegamenti retroportuali. Ma tra gli altri interventi su porti, infrastrutture e reti TEN-T (trans-europee di trasporto), ci sono i collegamenti ultimo miglio portuale di Napoli, Gioia Tauro, Venezia, Civitavecchia e Salerno, l'aumento della capacità (a Cagliari, Brindisi, Ravenna), l'accessibilità marittima (a Savona, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Taranto, Ancona, Venezia) e la resilienza ambientale di vari porti (tra La Spezia, Livorno, Palermo e Gioia Tauro), oltre a interventi per la navigazione fluviale, l'efficientamento energetico dei porti, l'elettrificazione delle banchine (Cold ironing), la sostituzione di flotte e parco veicolare, e infine la digitalizzazione logistica portuale e aeroportuale.
Una serie di interventi da accompagnare con riforme precise: dalla semplificazione delle operazioni di import/export attraverso l'implementazione dello sportello unico doganale, al potenziamento delle ZES (Zone economiche speciali) fino allo snellimento delle autorizzazione per gli impianti per il cold ironing. Tutto da realizzare entro il 2026.