ROMA Non è il dato disastroso di Napoli 9,5% di votanti alle suppletive del Senato, una settimana fa ma l'elezione nel cuore della Capitale per scegliere il successore di Paolo Gentiloni alla Camera si rivela un appuntamento per pochi: ai seggi, in una domenica imbrigliata tra maltempo, effetto virus e pure il blocco ecologico alle auto deciso dalla sindaca Raggi, si presenta meno di un elettore su 5, il 17,66%. A vincere, con oltre il 62%, è stato il grande favorito della vigilia, cioè il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, appoggiato dal centrosinistra in formazione larga, dal Pd a Italia Viva di Renzi, alla sinistra. Secondo, a distanza, il centrodestra (26%), che ha schierato Maurizio Leo, ex vicepresidente della Commissione Finanze di Montecitorio ed ex assessore al Bilancio in Campidoglio, sostenuto da FdI, Lega, Forza Italia e Udc. Terzi, completamente fuori partita, i 5 stelle che, in mancanza di candidati di peso, avevano messo in pista una giovane militante, Rossella Rendina. Il M5S è precipitato sotto al 5% (è al 4,36%), ai minimi termini. Tallonato o quasi da due partitini come Potere al Popolo e il Partito comunista di Rizzo, entrambi al 2,5%.
IL PRECEDENTE In questo stesso distretto, storicamente rosso, che mette insieme il Centro storico dell'Urbe e i quartieri semi-centrali (il Flaminio, la Balduina, Prati, Ponte Milvio, Trastevere e Testaccio), alle politiche del 2018 il centrosinistra (senza però l'appoggio di Liberi e Uguali), con Gentiloni superava il 42%, a seguire il centrodestra al 30,8%, poi il candidato del M5S al 16,8% e appunto LeU al 5,2%.
Il voto di ieri è stato anche un test sull'amministrazione Raggi, quattro anni dopo le comunali che regalarono il Campidoglio ai grillini (oltre il 35% al primo turno, più del 67% al ballottaggio) e a un anno dalle elezioni amministrative del 2021. Nel cuore di Roma, va detto, M5S non ha mai avuto il picco di consensi. Ma il crollo è verticale. Oltre al dato del 2018 (16,8%), c'è un altro numero che può fare da raffronto: alle comunali del 2016, nel I Municipio, il Centro storico che copre gran parte del collegio dove si è votato ieri, Raggi sfiorava il 25%. Un quarto dei suffragi. Addirittura, qui, al secondo turno superò il candidato del centrosinistra, Roberto Giachetti, 52,5% a 47,5%. Ecco perché i numeri delle urne di ieri possono essere letti con preoccupazione, a Palazzo Senatorio, dato che la sindaca sembra intenzionata a tentare il bis.
GUANTI E GEL Oltre alle percentuali dei partiti, è il dato dell'affluenza a imporsi. Non che sia una sorpresa, in realtà, dato che un po' in tutti i comitati elettorali si aspettavano cifre basse, tra paura del virus (in molti seggi si è votato tra disinfettanti e scrutatori con i guanti per maneggiare le schede) e gli impacci della domenica ecologica anticipata a ieri solo pochi giorni fa, per favorire la partecipazione al referendum del 29 marzo. Gli elettori avevano una deroga, ma non tutti lo sapevano.
Già dalla mattina si era capito il trend: 5,8% di votanti a mezzogiorno (10.863 elettori), piccolo balzo in avanti alle 19, con la quota dei partecipanti un filo sotto il 15% (27.677 voti). Risultato finale: 32.880 votanti su 186.234. Nel 2018 l'affluenza aveva superato il 73%, ma c'erano le politiche in tutta Italia.
Diversi big si sono presentati ai seggi: dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, all'ex premier Gentiloni, deputato uscente che si è dimesso dopo la nomina a commissario Ue. E poi il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, il primo a commentare il risultato di Gualtieri: «Bravo Roberto, un'altra vittoria, con grande scarto. L'alleanza funziona».
Il meloniano Leo ha rimarcato che «il collegio è storicamente del centrosinistra, ma il dato incontestabile è che M5S continua a incassare sconfitte su sconfitte». Per Forza Italia il voto di ieri è «un avviso di sfratto per Raggi».