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Data: 20/03/2020
Testata Giornalistica: IL CENTRO
    IL CENTRO

Sevel, Honda e Denso bloccano le attività Il governatore Marsilio: «Fermare tutto ciò che non è indispensabile a garantire la vita delle persone»

ATESSA I colossi dell'automotive arretrano di fronte alla minaccia conoravirus, sempre più concreta e incombente in Val di Sangro. Sevel e Honda, i due stabilimenti che fanno conoscere l'Abruzzo nel mondo, hanno fatto richiesta di cassa integrazione ordinaria come previsto dal decreto del 17 marzo scorso. D'altronde, anche il presidente Marco Marsilio, ieri, ha sottolineato che «cresce l'esigenza di fermare tutto ciò che non sia indispensabile e strettamente necessario per garantire la vita delle persone e i servizi minimi essenziali. Per questo ho sollecitato e fatto sollecitare, anche tramite l'assessorato alle Attività produttive, le principali aziende del distretto industriale della Val di Sangro e di quello di San Salvo, dove si concentra la maggior parte della produzione industriale della regione, per condividere con loro la necessità di chiudere le fabbriche o ridurre al minimo l'attività».La Sevel, lo stabilimento dei furgoni commerciali leggeri ha comunicato alle organizzazioni sindacali di aver richiesto la cassa integrazione per la sospensione delle attività lavorative dal 12 marzo al 13 maggio. Nel periodo di sospensione dal lavoro sono coinvolti tutti i 5.862 dipendenti Sevel (5.460 operai e 402 impiegati). Si tratta tuttavia di una richiesta prudenziale, dal momento che il decreto stabilisce che le aziende del territorio nazionale possano chiedere fino a un massimo di 9 settimane di cassa integrazione per l'emergenza sanitaria in corso e che ogni stabilimento può decidere di fermarsi in base alle esigenze del momento. Sevel aveva già sospeso le attività lavorative fino a domenica, ma a seguito della comunicazione della richiesta di cassa integrazione è arrivata anche quella che il fermo si prolunga per un'altra settimana. In mancanza di ulteriori proroghe dello stop produttivo lo stabilimento del Ducato Fiat e dei gemelli francesi Peugeot e Citroen tornerà a lavoro il prossimo 30 marzo. Ma l'azienda, come del resto anche tutti gli altri stabilimenti italiani, si riserva di applicare la cassa integrazione al bisogno. Ha lavorato invece fino a ieri notte il reparto di Sevel del Ckd, ovvero le produzioni destinate al Messico, che coinvolge circa 200 dipendenti. Da oggi anche il Ckd si ferma come il resto dello stabilimento fino al 30 marzo. Anche Honda ha fatto richiesta di cassa integrazione e arresterà le produzioni da lunedì 23 marzo fino a venerdì 3 aprile. La sospensione riguarda 430 dipendenti dell'unità produttiva di Atessa. La ripresa a regime dell'attività lavorative è prevista per il 6 aprile. Intanto, lo stabilimento giapponese delle due ruote procederà anche allo smaltimento delle ferie. «Honda», fa presente il segretario Uilm Chieti-Pescara, Nicola Manzi, «è unica in assoluto rispetto a tantissime aziende, ad essersi attivata immediatamente e con largo anticipo per far rispettare tutte le misure necessarie al contenimento del virus». «Insieme a Sevel e Honda», ha precisato Marsilio, «si fermerà tutto l'indotto dell'automotive. La Denso di San Salvo conserverà per poco tempo ancora alcune decine di operai per completare le ultime commesse prima di chiudere, mentre la Pilkington terrà aperto, solo per mantenere accesso l'altoforno, con il numero minimo di addetti. Continueremo a sollecitare tutti ad assumere decisioni responsabili e ispirate alla massima prudenza e collaborazione. In ogni caso, nella riunione in videoconferenza che avrò col governo (oggi pomeriggio, ndc) porrò con forza la richiesta di adottare un nuovo Dcpm per imporre la chiusura delle attività non indispensabili».


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