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Data: 03/06/2020
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO
    IL MESSAGGERO

Autostrade, slitta il vertice braccio di ferro sull'art. 35. Distanze da colmare tra Pd e M5S sulla norma che revoca la concessione con indennizzo pieno. Trattativa sul tavolo invece su meccanismo tariffario, investimenti e controllo societario

ROMA Due o tre settimane, dopo due anni di continui rinvii, potrebbero essere poca cosa se finalmente il governo dirà come intende risolvere la questione Autostrade. Il vertice programmato per oggi a Palazzo Chigi con i ministri dell'Economia e delle Infrastrutture, Roberto Gualtieri e Paola De Micheli, insieme ai capi delegazione della maggioranza, è stato rinviato. Anche se non si esclude una nuova convocazione in notturna e dopo la conferenza stampa del presidente del Consiglio prevista per oggi.
LO SCOGLIO In verità, il negoziato non si è mai interrotto, ma il governo non ha ancora dato una risposta alla trattativa condotta dai due ministri e che riguarda sia il nodo delle concessioni sia più precisamente quello delle tariffe. Tra qualche settimana sarà inaugurato il nuovo ponte di Genova e il 30 giugno viene considerata una data limite anche perché scade il termine entro il quale Autostrade può legalmente contestare la variazione unilaterale dei termini dell'accordo concessorio contenuta nell'ormai famoso articolo 35 del Milleproroghe, che la società chiede venga profondamente rivisto. Proprio per evitare un duro e costoso scontro in tribunale, e l'incertezza che per anni deriverebbe alla gestione dei tratti autostradali, ora si sta provando a individuare un punto d'intesa. Il problema per cui il premier Conte - che ha avocato a sé il dossier - procede con estrema cautela è ormai più che altro politico. Sull'ingresso di nuovi soci nella società concessionaria ci sono state aperture, anche se i Benetton non intendono passare in minoranza. Soprattutto non a condizioni che non siano di mercato. Più proficuo sembra essere il confronto sulle tariffe. Anche se solo tre giorni fa il grillino Alessandro di Battista ha sostenuto che «revocare la concessione ai Benetton non è solo un atto di giustizia, ma un atto politico che diverrebbe un precedente per i capitalisti senza scrupoli». Una posizione rigida che però non sarebbe più maggioritaria tra i 5Stelle.
La posizione di Atlantia resta quella annunciata ad aprile in occasione dell'approvazione del bilancio. La disponibilità ad aprire l'azionariato resta, riducendo la quota di controllo di Autostrade, sebbene Atlantia attenda a muoversi prima di capire cosa intende fare il governo: prima di cercare nuovi soci è indispensabile avere certezze normative che sinora il governo non ha fornito.
LA RETE Un'incertezza che si protrae da tempo e che non aiuta Atlantia a muoversi come vorrebbe e dovrebbe in ambito finanziario, così come non rassicura chi intende investire nel nostro Paese dove si cambiano le regole in corso d'opera e la giustizia è troppo lenta. Come accennato, entro il 30 giugno Autostrade può chiedere la risoluzione del contratto e il conseguente indennizzo di circa 23 miliardi a causa delle modifiche (unilaterali e retroattive) introdotte dall'articolo 35 del decreto Milleproroghe che ha drasticamente ridotto il valore di indennizzo legato alla revoca della concessione in caso di grave inadempimento.
In linea di massima, nessuno avrebbe convenienza allo scontro frontale, anche se non si può escludere viste certe rigidità. Non a caso Conte starebbe attuando la stessa tattica sui costi-benefici adottata sulla Tav. Il peso di un maxi-risarcimento, che la stessa Avvocatura dello Stato non esclude, spinge a trovare un'intesa che potrebbe passare per la cessione da parte de Benetton di una quota rilevante di Atlantia e per una revisione delle tariffe che però non metta a rischio gli investimenti di cui hanno necessità molti tratti autostradali che, secondo una pur contestata norma europea, vanno messi in sicurezza.


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