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Data: 03/09/2019
Testata Giornalistica: PRIMO PIANO MOLISE
    PRIMO PIANO MOLISE

Chi di spada ferisce, di spada perisce. La parabola discendente di Salvini, anche in Molise

CAMPOBASSO. Ha fatto i conti senza l’oste. Ora paga dazio. Matteo Salvini riteneva di essere un condottiero invincibile ma ha sbagliato tattica. Anche quella parte degli italiani sempre pronta a osannare il vincente gli sta voltando le spalle. Da molti è considerato il genio della comunicazione e il puro interprete degli istinti tribali degli elettori. Io, invece, non credo a questa apoteosi di consensi, anzi ritengo sia iniziata per lui la parabola discendente. A Salvini manca la visione, vera essenza della politica. Prima dell’8 agosto scorso aveva sì il 38% nei sondaggi ma disponeva solo del 17% dei seggi in Parlamento e sperare che il restante 83% dei parlamentari si adeguasse all’istante alle sue pretese è stata un’idea velleitaria e anche un po’ pretestuosa. Il suo discorso al Senato, in risposta a Conte, ha deluso producendosi in una piroetta assai singolare e indifendibile. Sembrava un pugile suonato alle corde. Frasi scontate e prive di senso. Il risultato finale ha rimesso in gioco Conte, Renzi e anche Berlusconi che in Parlamento conta con le sue truppe quanto lui. Tre in uno, quasi un’offerta degna del miglior supermercato. Alla luce di questo ragionamento si è fatto fuori da solo costretto a leggere e ascoltare le esternazioni dei membri del futuro governo giallorosso. Per Salvini un colpo tra noce e collo. Difficilmente riuscirà a rialzarsi. Solo un miracolo (il ritorno alle urne) potrebbe salvarlo. Chi di spada ferisce, di spada perisce. Il significato del proverbio non ha bisogno di molte spiegazioni per Matteo Salvini, che ha commesso alcuni errori clamorosi. Il primo aver tradito l’elettorato di centrodestra alleandosi con i 5 Stelle, appropriandosi anche dei voti di elettori che avevano votato per Forza Italia e Fratelli d’Italia, tradendo così il patto elettorale. Ora aizza la piazza: «È un Governo truffa ». Ma non era lo stesso un Governo truffa quello tra lui e le truppe di Di Maio, Grillo e Casaleggio? Di fronte a certi errori alla fine si paga pegno. Salvini ha pagato caro l’azzardo che Zingaretti avrebbe potuto garantirgli le urne. Così non è stato e ora il Partito democratico, seppur sconfitto dal voto del 4 marzo 2018, probabilmente si troverà a governare il Paese con gli acerrimi nemici di sempre: i 5 Stelle. Salvini non ha capito che lo strumento di potere che pensa di avere in mano, tale non è sempre e ha fatto la terribile scoperta che siamo in democrazia e un politico può essere (in senso mediatico, ovviamente) spernacchiato. E la spada con cui ha ferito se l’è ritrovata infilzata nella pancia. I sondaggi dicono stia perdendo molto e ora rischia perché continuando a camminare sempre sul filo dei gusti della folla, che spesso gira come il vento, sta perdendo tanti consensi anche tra gli amministratori locali. Anche in Molise la sua parabola discendente è iniziata. Se prima si faceva la fila per entrare a far parte della Lega, oggi non più. Anche qualche consigliere regionale, abbagliato dalla sua luce, pare ci abbia ripensato. Gli rimane fedele il fido assessore Luigi Mazzuto che, dobbiamo essere onesti, sin da tempi non sospetti ha sempre creduto in Salvini. Avendo fatto cadere il Governo, Matteo Salvini è diventato un personaggio scomodo. Sui social tanti i messaggi di delusione. Molti lo accusano di tradimento elettorale verso il centrodestra quello che governa con successo in tante regioni italiane, compreso il Molise. Alcuni parlamentari leghisti sono rimasti delusi e hanno espresso il proprio disappunto. Fino all’8 agosto scorso i sondaggi lo davano al 38% ma oltre al tema migranti, a quota 100 e al decreto sicurezza non c’era niente altro. La luna di miele con Di Maio e Conte si è auto liquidata. Un suicidio politico. Salvini pensava di avere in mano l’Italia, il Governo del Paese e il consenso degli italiani. Ora dovrà fare i conti con la rabbia dei delusi. In politica la coerenza paga sempre. Viene proprio da dire: chi la fa, l’aspetti. E in Molise cosa accadrà? Il segretario regionale Mazzuto, coerente con le sue idee, sa che non può contare sull’uomo forte di Governo. Il suo “capitano” ha una sola possibilità: che crolli prima di nascere l’accordo tra Renzi e Conte e si torni alle urne. È questa l’unica possibilità che Salvini possa rimanere a galla. In caso contrario son dolori perché se non torna a dialogare serenamente con Meloni e Berlusconi non va da nessuna parte. È assurdo che lui sostenga di non aver bisogno di alleanze con le altre costole del centrodestra. Probabilmente se ne accorgerà alla manifestazione del prossimo 19 ottobre quando dovrà scusarsi con i suoi per l’assurda strategia di volere il voto anticipato senza capire di non avere i numeri per farlo. Ha aperto una crisi di governo fidandosi come un pivello di Zingaretti e Renzi. Una mossa che ha consegnato il Paese nelle mani di due partiti che fino a qualche settimana fa si odiavano e si oltraggiavano a vicenda. L’aspetto più grottesco è che trovandosi all’improvviso in mezzo a una strada ha disperatamente cercato di recuperare il rapporto con Di Maio, offrendogli anche il ruolo di premier al posto di Conte. Ricordo prima di tutto a me stesso che a Berlusconi, quando era il più votato dagli italiani, non gli è mai passato per la testa di abbandonare un pezzo della coalizione. Lo avrebbe potuto fare ma da leader è stato responsabile. Salvini, invece, appena ha superato Forza Italia ha buttato a mare gli alleati del centrodestra, abbracciando Di Maio che fino a ieri era il suo peggior nemico. Il Molise, per sua fortuna, è governata da un centrodestra che, seppur litigioso, è granitico grazie soprattutto all’opera di mediazione del governatore Donato Toma che gestisce con molta, molta pazienza i mal di pancia. «L’unità e l’umiltà portano alla vittoria. Le divisioni e le prevaricazioni portano alla sconfitta». Toma dopo aver provato entrambe le strade mette giustamente al primo posto la tutela dei diritti dei molisani e la dignità del Molise. C’è chi ritiene che si dovrebbe ritornare a votare anche in Molise. Sicuramente chi alza la voce non ha capito che se si dovesse tornare al voto in Molise rischierebbe di non essere rieletto. Anche l’assessore Mazzuto in cuor suo deve aver riflettuto a lungo delle scelte fatte dal suo capitano a livello nazionale. Al momento Mazzuto, dopo aver rintuzzato qualche assalto da parte di qualche scontento, rimane al suo posto, lavorando a fianco di Toma e assecondando le sue scelte. Ciò accade in tutte le Regioni dove il centrodestra unito ha sbarazzato gli avversari siano essi di centro sinistra che di espressione grillina. A breve si voterà in altre tre regioni. Sarà il banco di prova per il centrodestra. Se si presenterà unito avrà buone possibilità di successo così come avvenuto di recente dove si è votato compreso il Molise e l’Abruzzo. È chiaro che solo Salvini può far saltare il “banco” ma non credo arrivi fino a tanto. Un chiaro faccia a faccia tra Salvini, Meloni e Berlusconi può determinare il successo di una coalizione asimmetrica. Pensierino finale: la politica va gestita da chi viene eletto con le preferenze non da chi è nominato in Parlamento dalle segreterie di partito. Si parla tanto di Forza Italia e delle sue polemiche interne. In Molise e in Italia nel partito di Berlusconi l’uomo forte politicamente e solo uno: Aldo Patriciello. Mister 100mila preferenze può avere tanti difetti ma è un politico vincente, pronto a svolgere il suo ruolo con serietà essendo una persona credibile. Chi è contrario lo dica apertamente.

Pasquale Damiani


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