ROMA - La lettera è arrivata ieri sera. "E' emersa l'esigenza di trovare il necessario equilibrio che tuteli lavoratori ed imprese (...) chiediamo un incontro con l'auspicio di finalizzare un accordo negoziale nell'interesse dei lavoratori e delle imprese". Sono sette associazioni imprenditoriali del settore alimentare che scrivono ai sindacati per riallacciare l filo del confronto e raggiungere l'intesa per il rinnovo del contratto. Ma soprattutto è nero su bianco l'implosione della Confindustria.

Il presidente Carlo Bonomi ha fin qui mostrato i muscoli chiedendo alle imprese associate di non cedere alle richieste dei lavoratori sugli aumenti salariali e proprio nel settore alimentare la linea dura (ed ora il suo fallimento) ha offerto la rappresentazione plastica delle tensioni interne al fronte degli industriali: a fine luglio tre associazioni hanno autonomamente firmato il rinnovo del contratto con Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil (tra queste la Unionfood che rappresenta tutti i colossi del settore, da Barilla a Ferrero, alle multinazionali come Unilever); la presidenza di Confindustria è intervenuta a gamba tesa richiamandole all'ordine e chiedendo a tutte le altre associazioni di non riconoscere la valenza nazionale del nuovo contratto; si è andati avanti con un braccio di ferro interno alla confederazione di viale dell'Astronomia e con singole aziende (oltre 80) che hanno continuato a firmare autonomamente i rinnovi con i sindacati; qualche giorno fa Federalimentare (pivot storico del settore con la delega a trattare per tutti) ha gettato la spugna ed è stato un "rompete le righe" ufficiale che ha portato alla lettera di ieri.
La lettera con la quale le associazioni imprenditoriali chiamano i sindacati a trattare i rinnovi, sconfessando la linea di Bonomi 

 
A questo punto, tutte le associazioni del settore si sono sganciate dalla linea di Bonomi: un clamoroso schiaffo al nuovo presidente di Confindustria (è in carica da maggio e da subito ha provato a cambiare il passo della confederazione, irrigidendo i rapporti con governo e sindacati) che potrebbe avere riflessi anche su altri settori alle prese con i rinnovi contrattuali (10 milioni di lavoratori in attesa nel solo comparto privato), il metalmeccanico su tutti che proprio nei giorni scorsi ha visto l'interruzione delle trattative tra Fim, Fiom e Uilm e Federmeccanica.

Bonomi, che accusa i sindacati di aver tradito il Patto della fabbrica siglato dalle parti sociali nel 2018, considera impraticabili gli aumenti salariali, spostando fuori dal perimetro della contrattazione collettiva (puntando ad esempio sul welfare) i margini di possibili miglioramenti economici per i lavoratori.

Ma si respira grande insofferenza tra le imprese stesse, perché in una delicatissima fase di ripresa economica e con l'ombra di nuova minacciosa della pandemia, preferirebbero evitare tensioni sociali che, di fatto, comprometterebbero lo sforzo di rilancio dopo la prima batosta del Covid. Non a caso, nella lettera delle sette associazioni dell'alimentare si sottolinea che l'incontro richiesto "comporta la sospensione immediata delle agitazioni". E al di là del segnale per l'intero fronte confindustriale, lo strappo delle associazioni di questo settore ha un rilievo di per sé, visto che il settore rappresenta, con le sue circa 7mila aziende e i suoi 385mila  addetti, l'8% del Pil nazionale.