Piuttosto è un grido di dolore di tutto il territorio teramano che alla luce del Recovery Plan si sente, come recita il sindaco Gianguido D'Alberto, la Cenerentola d'Abruzzo, questo quando su Pescara e Chieti soprattutto «si riversano progetti interessanti da poter finanziare», come la ferrovia ad alta velocità che collega il centro adriatico a Roma. «Da noi è un problema anche di mancanza di rappresentatività politica che latita, acuita dall'ultimo stravolgimento dei collegi elettorali rivisitati che fa perdere spessore al capoluogo aprutino». Sicché il primo cittadino ha studiato la formula di un'alleanza con L'Aquila con l'intento di fornire una risposta a Pescara, cioè la presentazione di un progetto di pre-fattibilità della linea Teramo-L'Aquila-Roma «che è anche un'integrazione». «Un accordo storico» per il sindaco che chiede «compensazioni» alle elargizioni fatte in altri territori. Per dare legittimità e forza, ieri erano presenti nella sede dell'Arca di Largo San Matteo i maggiori attori della provincia. «C'è il rischio che la nostra provincia venga marginalizzata, vedo ancora un Abruzzo a due velocità, se non a tre» tuona l'assessore comunale Maurizio Verna. «Ci sono politici espressione del nostro territorio che si son dati alla macchia» dice il consigliere provinciale, Graziano Ciapanna, ieri assieme alla collega Graziella Cordone. «Se vi sono state nel passato due autostrade, anche qui bisogna seguire lo stesso criterio» ammette il Past president regionale di Confindustria, Agostino Ballone. «Dobbiamo far emergere con forza che questa è una provincia importante», afferma il segretario provinciale della Cgil, Giovanni Timoteo.