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Data: 15/08/2021
Testata Giornalistica: IL MESSAGGERO

«I prof devono vaccinarsi nessun favore ai no-vax». Il ministro dell’Istruzione: niente passi indietro sul Green pass, strumento chiave. Mense, l’altolà di palazzo Chigi: si entra solo con la certificazione

L’obiettivo è arrivare a poter chiedere ai ragazzi i certificati di immunizzazione per poi togliere le mascherine in aula


Ministro Bianchi, ieri avete firmato un protocollo d'intesa con i sindacati per la ripresa di settembre. Quindi farete i tamponi gratis ai No vax?
«No», risponde secco il ministro della Scuola. «Chiariamolo subito: non ci saranno tamponi gratis ai No vax, andremo incontro solo a chi non può vaccinarsi per motivi di salute. Manderemo una circolare alle scuole con tutte le specifiche, in accordo con il Ministero della Salute. Tuteliamo i fragili, questo sì. Ma chi può vaccinarsi deve farlo: il vaccino è l'arma che abbiamo per uscire da questa pandemia e il Green pass è uno strumento importantissimo di tutela della salute di tutti. Su questo non facciamo passi indietro».
A settembre, dunque, si ritorna tutti in presenza, niente più dad? Le famiglie possono davvero contarci?
«A settembre si torna in presenza. Il governo sta lavorando da mesi per questo obiettivo. Nel decreto approvato dall'ultimo Consiglio dei Ministri lo abbiamo scritto anche nero su bianco, abbiamo stanziato oltre 2 miliardi per sostenere le scuole in questo percorso».
La scorsa estate abbiamo riempito pagine e pagine di giornali con la vicenda dei banchi a rotelle. Non se ne parla più: il distanziamento non è più un problema?
«Non voglio tornare sulla vicenda dei cosiddetti banchi a rotelle. Stiamo sull'oggi. La situazione quest'anno è diversa. Abbiamo ben oltre l'85% del personale della scuola vaccinato, tanti ragazzi che si stanno vaccinando anche loro. Continueremo a dire vacciniamoci tutti: è un gesto di responsabilità e solidarietà. Il Cts ha poi chiarito nel suo ultimo parere, recepito dal decreto del governo, che il distanziamento di un metro in classe è raccomandato, a meno che le condizioni strutturali logistiche degli edifici non lo consentano. Conosciamo nel dettaglio la situazione delle scuole. Per questo stiamo attivando un Piano per le classi numerose, con oltre 400 milioni a disposizione fra edilizia scolastica e misure per dare più personale per il rafforzamento delle competenze. In Italia le classi numerose sono circa il 3%, ma concentrate nelle aree urbane e nelle scuole di secondo grado, ed è lì che stiamo agendo con azioni mirate».
Le confesso che l'impressione è che i problemi siano rimasti esattamente gli stessi di un anno fa - trasporti pubblici insufficienti, spazi ristretti, pochi insegnanti - ma che talune voci siano state semplicemente derubricate...
«Non è così. Atteniamoci ai fatti. Oggi abbiamo il vaccino che ci permette di tornare alla normalità e noi da tempo lavoriamo con l'obiettivo concreto della riapertura in presenza. Dall'inizio del mandato di questo governo abbiamo investito 2 miliardi di euro per il rientro in sicurezza, come dicevo. Abbiamo messo già 300 milioni di euro nel primo decreto sostegni, cui si aggiungono le risorse stanziate con il sostegni-bis: 410 milioni dati direttamente alle scuole per affrontare l'emergenza sanitaria, 500 milioni per il trasporto scolastico, 400 milioni per assumere insegnanti e personale per il potenziamento delle competenze e altre risorse, 270 milioni, che andranno agli enti locali per interventi di edilizia leggera o per noleggiare spazi sostitutivi per la didattica. Non abbiamo derubricato nulla, anzi abbiamo investito massicciamente per un obiettivo chiaro e condiviso da tutto il governo».
I sindacati della scuola non hanno preso affatto bene l'obbligo di Green pass. Perché non li avete informati se non a cose fatte, visto anche l'altissimo numero di vaccinati tra gli insegnanti?
«Il ministero dell'Istruzione ha un continuo confronto con i sindacati. Abbiamo firmato con loro un Patto per la scuola che guarda ai prossimi anni. Il dialogo non manca. Poi il governo fa delle scelte e il Green pass, come ho spiegato in più occasioni, è uno strumento a tutela della sicurezza di tutti, in particolare dei più fragili. Non una misura punitiva. La scuola e la sicurezza di chi la frequenta sono un bene collettivo da preservare, e per questo bene collettivo serve la responsabilità di tutti. Dobbiamo tutti pensare e lavorare insieme all'obiettivo finale: riportare i ragazzi a scuola».
A quel 10-15% di docenti che ancora non si sono vaccinati, c'è qualcosa che vuole dire?
«Vacciniamoci tutti: è un gesto di solidarietà e responsabilità su cui oggi si misura l'unità del Paese».
I presidi sostengono che se le linee guida sono queste espresse dal Cts, gli ingressi a turni scaglionati saranno inevitabili anche quest'anno. È vero?
«Le scuole, nella loro autonomia, possono decidere come meglio organizzarsi per la ripartenza. Rispetto allo scorso anno, come dicevo, è cambiato il quadro, anche in materia di trasporti. E su questo stiamo lavorando, concretamente, con gli enti locali e le Regioni da cui dipendono i trasporti».
Niente mascherina in classe se tutti saranno vaccinati: in concreto che vuol dire ministro? Le scuole potranno chiedere ai ragazzi la certificazione?
«Questo è l'obiettivo per cui tutti stiamo lavorando. Tornare alla piena normalità».
La dad è stata una prova durissima per la scuola italiana, ma ha anche rivelato un approccio nuovo alle tecnologie. Potrebbe essere ancora utilizzata, al di là dell'emergenza?
«La Didattica digitale è stata lo strumento a disposizione dei nostri insegnanti per restare in collegamento con studentesse e studenti nei momenti più gravi della pandemia. Certamente ha acuito difficoltà e disuguaglianze già presenti nel nostro sistema scolastico, ma l'eredità che lascia è comunque un patrimonio di esperienze, anche innovative, che non dobbiamo cancellare».
Guardando al futuro, ministro, si parla sempre molto di edilizia scolastica. Il Recovery ci consentirà di realizzare in concreto quei nuovi istituti di cui si parla da anni?
«Per l'edilizia scolastica non abbiamo aspettato il Recovery. Siamo già partiti mettendo a disposizione 2,6 miliardi perché questo è uno dei punti qualificanti della nostra azione di governo. Alle Province abbiamo distribuito 1 miliardo e 125 milioni per la riqualificazione e la messa in sicurezza delle scuole superiori, poi risorse per mense e palestre e per l'efficientamento energetico. In particolare abbiamo voluto investire i primi 700 milioni per asili nido e scuole dell'infanzia, un obiettivo strategico per l'Italia che nel segmento educativo 0-6 anni mostra gravi disuguaglianze. Complessivamente i fondi destinati alla scuola nel Pnrr sono quasi 18 miliardi».
Il nodo delle cattedre vuote a settembre si ripresenta ogni anno, nonostante gli sforzi dei governi: sarà possibile, usciti dall'emergenza, risolvere una volta per tutte questa emergenza?
«Sì. Senza ricorrere a sanatorie, ad oggi abbiamo immesso in ruolo più di 42 mila insegnanti e andremo avanti con le assunzioni fino a fine agosto. Negli anni passati, in questo periodo, spesso le operazioni dovevano ancora cominciare e terminavano con numeri molto più esigui. Stiamo coprendo migliaia di cattedre vuote. Con il decreto sostegni bis, inoltre, abbiamo avviato le nuove procedure di reclutamento per rendere i concorsi annuali».

MENSE, L’ALTOLÀ DI PALAZZO CHIGI: SI ENTRA SOLO CON LA CERTIFICAZIONE

ROMA Per mangiare nelle mense aziendali serve il Green pass. L'interpretazione della norma che proviene direttamente da Palazzo Chigi spazza via ogni dubbio, dopo che nei giorni scorsi i sindacati hanno contestato questa linea, con il sostegno anche della Regione Piemonte. Il decreto del governo, dal 6 agosto, prevede che per pranzare o cenare in un locale al chiuso di un ristorante o di un bar è necessario il Green pass, che si ottiene se si è vaccinati o, in alternativa, con un test antigenico negativo eseguito nelle ultime 48 ore o se si è superata l'infezione. Nei posti di lavoro, ad eccezione del personale sanitario che ha l'obbligo di vaccinazione, il Green pass non viene richiesto. Fin qui tutto chiaro. Ma cosa succede nelle mense delle aziende? Su questo si è scatenata una bufera, un poco fuori fuoco mentre in Italia ogni giorno muoiono per Covid 30-40 persone e in Terapia intensiva sono ricoverati 372 italiani. Ieri una Faq di Palazzo Chigi ha fatto chiarezza. Faq significa Frequently asked questions, sono le domane più frequenti a cui la fonte ufficiale dà una risposta e dunque una interpretazione della norma. Spiega Palazzo Chigi: «Per la consumazione al tavolo al chiuso i lavoratori possono accedere nella mensa aziendale o nei locali adibiti alla somministrazione di servizi di ristorazione ai dipendenti, solo se muniti di certificazione verde. A tal fine, i gestori sono tenuti a verificare le certificazioni con le modalità indicate dal dpcm del 17 giugno». Fine.
DISTANZE Già l'altro giorno fonti di governo avevano precisato che l'obbligo di Green pass vale anche per le mense delle forze armate e delle forze di polizia. Ribadisce una circolare del capo segreteria del Dipartimento della Pubblica sicurezza, Sergio Bracco: «Con decorrenza immediata sulla base delle indicazioni fornite dal ministero della Salute, la consumazione del pasto all'interno delle mense di servizio dovrà essere consentita solo a coloro che sono in possesso delle certificazioni verdi Covid-19».
Nei giorni scorsi il caso era esploso alla Hanon System di Campiglione Fenile (Torino), che aveva inizialmente applicato l'obbligo di Green pass per la mensa, a cui aveva risposto il sindacato minacciando lo sciopero. L'altro giorno l'azienda ha fatto marcia indietro, ma alla luce delle domande e risposte chiarificatrici del Governo ora questo obbligo dovrà essere ripristinato. La Regione Piemonte, sostenitrice di una linea no Green pass nella mensa, ha emesso una circolare che per i proprio dipendenti prevede che «le attività connesse con la fruizione del vitto sono consentite a tutto il personale, fermo restando il rispetto dei protocolli o delle linee guida dirette a prevenire o contenere il contagio». Il Piemonte è governato dal centrodestra, proprio come la Sicilia che al contrario, con una ordinanza del governatore Musumeci, ha introdotto l'obbligo di Green pass semplicemente per accedere in un ufficio pubblico. Tanto per accelerare la velocità del frullatore di questa vicenda del certificato verde, ieri è intervenuto anche il Garante della privacy che ha chiesto la sospensione dell'ordinanza di Musumeci.
STOP Ha inviato alla Regione Sicilia una richiesta di informazioni sulle nuove modalità per l'accesso degli utenti agli uffici pubblici e agli edifici aperti al pubblico «introdotte dall'ordinanza presidenziale del 13 agosto 2021, n. 84, nell'ambito delle misure di contrasto della pandemia da Covid19». Aggiunge: «Le misure di sanità pubblica che implichino il trattamento di dati personali ricadono nelle materie assoggettate alla riserva di legge statale e, pertanto, non possono essere introdotte con un'ordinanza regionale, ma solo attraverso una disposizione di rango primario, previo parere del Garante».


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