L'AQUILA L'Abruzzo ha dimostrato di non temere una delle argomentazioni più utilizzate dal fronte del no al referendum, quella della possibile perdita di rappresentatività per il taglio dei parlamentari. Tutt'altro. Il sì alla riforma costituzionale ha sfondato abbondantemente il muro del 70 per cento, sopra la media nazionale di quasi quattro punti (sfiorando il 74 per cento). In un contesto in cui, in realtà, il dibattito è stato pressoché inesistente e poco connotato politicamente, annacquato dalle grandi tensioni che già oggi troveranno un primo sfogo nei risultati più attesi, quelli delle amministrative a Chieti e Avezzano che hanno frammentato notevolmente gli schieramenti, in particolare il centrodestra.
In Abruzzo i parlamentari scenderanno a 14 dai 21 attuali. Uno ogni 90 mila abitanti, circa. Difficile, dunque, conferire al voto sul referendum uno specifico connotato, anche perché il sì è stato sostenuto in maniera piuttosto trasversale, anche dagli attuali oppositori al governo nazionale. E così l'unica voce in qualche modo fuori dal coro è quella di Nazario Pagano, il segretario regionale di Forza Italia che si era schierato apertamente per il no: «In Abruzzo avremo meno voce, è stata partorita una riformetta che ne richiederà altre, senza avere il tempo per farle visto che tra un anno si entra nel semestre bianco per la fine del mandato del Capo dello Stato. Non sottovaluto, comunque, il trenta per cento raggiunto grazie a chi non ha seguito la strada del populismo e dell'antipolitica. Siamo all'alba della loro fine, si apre una stagione nuova». Ovviamente il risultato galvanizza il Movimento Cinque Stelle, che invece del taglio dei parlamentari ha fatto una questione identitaria, addirittura nodale per trarre nuova linfa in una fase in cui i risultati elettorali alle regionali e alle amministrative rischiano di essere deludenti. Gianluca Vacca, capogruppo della Commissione Cultura e Istruzione alla Camera ed ex sottosegretario, ha parlato di «una grande vittoria» e ha auspicato, ora, il taglio degli stipendi dei parlamentari.
La Lega, per bocca del coordinatore regionale Luigi D'Eramo, si è detta soddisfatta: «Partecipazione è libertà. Abbiamo sempre e coerentemente voluto, sostenuto e votato per la riduzione del numero dei parlamentari in tutti i passaggi previsti sia alla Camera che al Senato. Il responso delle urne è netto. Gli elettori ci hanno dato pienamente ragione». Michele Fina, segretario regionale del Pd, ha detto che ora bisogna proseguire nel percorso di riforma: «L'Abruzzo avrà 14 parlamentari, cioè uno ogni novantamila cittadini circa. Può e deve esserci quindi un adeguato rapporto col territorio. Ma è giusto ricordare che proprio grazie al lavoro del Pd sono state di recente adeguate le indennità (con un aumento dell'85%) dei sindaci dei Comuni fino a tremila abitanti (in Abruzzo sono 200 su 305). Un investimento in democrazia».
I NUMERI L'analisi sull'affluenza dice che in Abruzzo il referendum ha richiamato alle urne il 50,79 per cento degli aventi diritto, contro il 53,84% italiano. Una percentuale più che soddisfacente tenuto conto del fatto che non c'era il traino delle regionali, ma solo quello di amministrative in 61 comuni, di cui solo Chieti e Avezzano sopra i 15 mila abitanti. Non per nulla proprio in questi due centri l'affluenza è stata più alta: 72,76% a Chieti (addirittura superiore a quella per le comunali che si è fermata al 66,44%) e 79,12% ad Avezzano (74,74 quella per le amministrative). In termini di risultati territoriali, la provincia di Chieti è stata quella più favorevole al sì (quasi al 76%), mentre L'Aquila quella in cui il no ha fatto meglio (28,5% contro 71,4%). Sia nel Pescarese che nel Teramano il sì si è attestato tra il 73 e il 74%. Il voto nei centri: all'Aquila il sì si è fermato al 64,97%; a Chieti si è attestato al 69,9%; a Pescara 69,11%; a Teramo, infine, 69,73%. A Montesilvano sì al 74,53%, ad Avezzano 69,46%, a Lanciano 71,66%, a Vasto addirittura 76,08%, a Roseto 75,4%, a Giulianova 72,85%, a Francavilla 70,85%, a Sulmona 70,69%.