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Data: 22/09/2020
Testata Giornalistica: IL CENTRO

Referendum, in Abruzzo è un plebiscito per il sì Alle urne vanno 527mila elettori: il 73 per cento vuole il taglio dei parlamentari. L'Abruzzo perderà sette parlamentari

Nella provincia aquilana l'affluenza maggiore ma il record è di Castel Castagna


PESCARA Vince il sì con il 73,76%. È questo l'esito del referendum confermativo in Abruzzo. Di 1.039.305 elettori sono stati 527.724 i votanti, pari al 50.78%. Di questi, 384.565 cittadini hanno espresso la preferenza per il sì, 136.805 per il no (26,24%). Con l'affermazione del sì è prevista una riduzione del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato. La soglia minima di senatori per ciascuna regione si abbassa da sette a tre. In Abruzzo si passa da 14 a 9 deputati e da 7 a 4 senatori. L'affermazione più netta del sì è arrivata in provincia di Chieti con il 75,36%, seguita da quella di Teramo (73,99%), Pescara (73.71%) e L'Aquila (71,73%). Nei quattro capoluoghi di provincia a Chieti il sì ha avuto un'affermazione del 69,90%, L'Aquila del 64,97%, Teramo del 69,73%, Pescara del 69,11%. Dando uno sguardo ai 305 Comuni abruzzesi chiamati alle urne per la consultazione referendaria, nel Pescarese, a Lettomanoppello, nel paese del senatore Pd Luciano D'Alfonso, il 79,90% della cittadinanza si è espresso per il sì. A Città Sant'Angelo la percentuale ha toccato il 76,18%, mentre a Montesilvano il 74,53%. Nel Chietino, a Roccamontepiano, nel paese del commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini, il dato del sì è del 79,30%. Netta prevalenza del fronte del sì anche a Vasto (76,08%), San Salvo (81,63%) e Lanciano (71,66%). In provincia dell'Aquila ad Avezzano la popolazione si è espressa per il sì al 69,46%, mentre a Sulmona al 70,69%. Identici scenari si sono ripresentati nel Teramo: affermazione del sì ad Alba Adriatica fissata al 73,46%, a Giulianova al 72,85% e Roseto al 75,40%. Alle 15 di ieri pomeriggio, quando è terminata la possibilità di recarsi alle urne per esprimersi sul taglio o meno dei parlamentari, secondo i dati forniti dal ministero l'affluenza è stata del 50,78%, di circa tre punti inferiore alla media nazionale. L'affluenza maggiore si è registrata in provincia dell'Aquila dove si è toccato il 58,83%. In provincia di Chieti il dato è stato del 51,62%, mentre più staccate per affluenza le province di Teramo (46,52%) e Pescara (46,40%). Tra i quattro capoluoghi il record si è registrato a Chieti con un'affluenza del 72,76%. A L'Aquila il dato si è fermato al 46,84%, mentre a Pescara e Teramo hanno toccato rispettivamente il 45,72% e 46,22%. Nella provincia teatina il primato per la presenza alle urne è andato a Filetto, con il dato dell'85,66%. Meglio è stato fatto nella provincia aquilana, con ben tre Comuni oltre il 90%. Il primato a Gagliano Aterno con il 91,67%, Villa Sant'Angelo al 91,36% e Goriano Sicoli al 90,14%. Nel Pescarese il paese con la maggiore affluenza è stato Torre de' Passeri con l'85,79%. Ma il record regionale è andato a Castel Castagna con l'affluenza del 92,60%: su 392 elettori i votanti sono stati 363. E proprio Castel Castagna è uno dei cinque Comuni interessati dalle elezioni amministrative. Ma in questo caso l'affluenza è stata molto più bassa rispetto alla consultazione referendaria e si è fermata al 63,93%. Oggi lo spoglio.

L'Abruzzo perderà sette parlamentari. Vacca (M5S ): è un voto per l'efficienza delle Camere. Fina (Pd): avanti con le riforme. Sigismondi (FdI): ora la legge elettorale

L'AQUILA In Abruzzo vince il sì al referendum e i rappresentanti politici si danno da fare per accaparrarsi la paternità del risultato. Il 70 per cento degli abruzzesi, come la stessa percentuale degli italiani, hanno dato il loro assenso alla modifica degli articoli 56 e 57 della Costituzione. Tramite la consultazione, che doveva tenersi il 29 marzo e poi spostata per l'emergenza coronavirus, è stato sancito il taglio del 36,5 per cento dei componenti di entrambi i rami del parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera dei deputati, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato. L'Abruzzo che attualmente ha 21 parlamentari con l'entrata in vigore della riforma ne avrà 14, 7 in meno.
FRONTE Sì. «L'Italia ha detto sì a un parlamento più efficiente e a una riduzione dei costi della politica», ha commentato il capogruppo della Commissione Cultura e Istruzione alla Camera dei deputati, Gianluca Vacca (M5S), «un taglio che tutti a parole hanno promesso, ma che solo con il M5S al governo di questo Paese si è trasformato in realtà. Ancora una volta abbiamo dimostrato di essere l'unica forza politica coerente che incarna i bisogni e le esigenze reali dei cittadini. L'Abruzzo ha visto una grande affluenza di cittadini che si sono recati alle urne, nonostante non fossero presenti altre competizioni elettorali regionali, e registra una percentuale che si attesta al di sopra della media nazionale (circa il 70 per cento) arrivando a ben il 73 per cento di sì». Anche Michele Fina, segretario regionale del Pd, ha espresso soddisfazione per il risultato ottenuto. «Grazie all'esito referendario non si ferma il percorso di riforme iniziato col voto parlamentare», ha evidenziato Fina, «ora è essenziale non restare in mezzo al guado e proseguire con il resto delle riforme complementari. Di questo è e sarà garante il Pd, ascoltando anche le inquietudini che hanno spinto molti milioni di italiani a votare no. Il Parlamento può funzionare bene anche con 618 parlamentari L'Abruzzo avrà 14 parlamentari, cioè uno ogni novantamila cittadini circa. Può e deve esserci quindi un adeguato rapporto col territorio». Anche in casa centrodestra si festeggia per l'esito del referendum in Abruzzo. «Il risultato ci lascia assolutamente soddisfatti», ha precisato Etelwardo Sigismondi coordinatore regionale di Fratelli d'Italia, «basti ricordare che come Fratelli d'Italia abbiamo votato 4 volte su 4 per il taglio dei parlamentari. Inoltre in questi ultimi mesi abbiamo sostenuto la campagna per il sì e quindi siamo contenti del risultato ottenuto. Va detto però che questo non basta e ora bisogna lavorare sodo per una legge elettorale nuova che inserisca le preferenze. Non è giusto che i cittadini non abbiano la possibilità di esprimersi e a decidere debbano essere i partiti. C'è poi la necessità di una riforma elettorale e di una nuova stagione che deve passare necessariamente anche per una riforma presidenziale della nostra Repubblica». Dello stesso avviso anche Gianfranco Giuliante in quota Lega per il quale «il fatto che la Lega abbia votato in parlamento quattro volte per il sì è un indicatore di una scelta che poi si è riversata nelle urne e tra i cittadini. E' coerente con tutto un percorso fatto. E' chiaro che ci sono state delle sbavature perché il tutto era legato a una riforma complessiva del sistema elettorale che è venuta poi meno perché non c'è stata la capacità di fare questo tipo di discorso. Dispiace che nella fase successiva all'impegno preso non ci sia stato il conseguente e altrettanto importante impegno sulla legge elettorale che dovrà esserci quanto prima».
FRONTE NO. Era per il no, invece, Nazario Pagano, segretario regionale di Forza Italia e vice Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato. «Il risultato è netto, c'è poco da fare», ha dichiarato l'azzurro, «ha vinto il sì e non c'è dubbio sul taglio lineare dei parlamentari voluto dai cittadini. L'Abruzzo sarà colpito molto più delle altre regioni e certamente non sono contento perché pensavo che questa riforma colpisse solo il parlamento in realtà dà spazio ai mal di pancia degli italiani che continuano a ripetere solo "mandiamoli a casa". Un approccio diverso, quindi, uno spirito di anti politica ha portato al sì, ma c'è da dire che agli italiani questo referendum non darà nessun vantaggio. Procurerà invece molti problemi al parlamento che senza altre riforme sarà in difficoltà a operare. Io sono certo che le riforme che serviranno, questo governo non sarà in grado di farle e a breve, tra le altre cose, si avvicinerà il semestre bianco che bloccherà tutto. E' chiaro che i principali rappresentanti dei partiti al livello nazionale erano tutti per il sì, mentre quel 30 per cento che ha scelto il no è rappresentato da liberi cittadini che vogliono uscire dal clima di anti-politica. E' un dato comunque significativo che ci fa capire che qualcuno vuole guardare oltre anche perché se si continua a spingere sull'anti-politica non ne usciremo mai».

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