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Data: 19/05/2021
Testata Giornalistica: IL CENTRO

Trovato mezzo milione di euro in una cassetta intestata a Febbo. Il consigliere regionale, tra gli indagati dell'inchiesta: «Denaro riconducibile all'attività di tributarista»

Gli inquirenti vogliono verificare se una parte sia il compenso per accelerare l'iter del polo oncologico


PESCARA Nell'inchiesta sulle attività dell'imprenditore della sanità pescarese, Vincenzo Marinelli, spunta una cassetta di sicurezza con oltre mezzo milione di euro, tra denaro contante e assegni, intestata alla figlia dell'ex assessore e attuale consigliere regionale e capogruppo di Forza Italia Mauro Febbo (e in uso a quest'ultimo), che in questa indagine è accusato di corruzione in relazione alla realizzazione del Project financing sul nuovo polo oncologico pediatrico dell'ospedale di Chieti.La scoperta risale a quando gli investigatori della guardia di finanza, coordinati dal pm Andrea Di Giovanni, titolare dell'inchiesta, alcune settimane fa fecero una perquisizione nei locali a disposizione di Febbo e trovarono, fra le altre cose, una chiave di una cassetta di sicurezza custodita in una banca di Pescara. Nella cassetta, come detto, gli inquirenti hanno trovato assegni per oltre 270 mila euro e contanti per 227 mila euro: banconote di vario taglio, molte da 500 euro, custodite in buste diverse, dai 5.000 ai 10.000 euro. Alcuni assegni, come quelli da 50 mila euro, 55 mila euro e 30 mila euro, sono intestati a Mauro Febbo, mentre gli altri a "Febbo Mauro & C. sas Centro elaborazione contabile".Altri soldi erano invece stati trovati nella sua abitazione di Chieti: 6.000 euro in un borsello riposto nella cassaforte, mentre altri 750 euro in un borsello riposto in un mobile.Gli inquirenti sospettano che parte di quei soldi (una piccolissima parte) potrebbero essere il compenso corruttivo che si ipotizza contro Febbo, per accelerare l'iter del bando di gara per il polo oncologico, cui partecipava una delle aziende che rappresenta Marinelli: soldi che avrebbe ricevuto da quest'ultimo, come si legge chiaramente nella motivazione che il pm ha inserito nel decreto di sequestro. Ma non è detto che quel denaro contenuto nella cassetta di sicurezza non abbia una origine completamente diversa e legata alla attività professionale del consigliere regionale come lui stesso ha sottolineato.Una considerazione va comunque fatta in relazione a questo ritrovamento. Se si fosse trattato effettivamente di soldi legati alla corruzione contestata, sarebbero stati posti sotto sequestro, e invece sono ancora lì in banca. Anche perché sarebbe stato lo stesso Febbo ad accompagnare gli investigatori nell'istituto di credito pescarese per aprire la cassetta che non è mai stata toccata dall'indagato che, dopo la notifica della proroga delle indagini per corruzione risalente a mesi fa, avrebbe potuto far sparire il contenuto.Ecco perché diventa a questo punto fondamentale interrogare l'ex assessore regionale, come d'altronde lui stesso ha già richiesto sin dal 6 maggio scorso tramite il suo legale, l'avvocato Massimo Cirulli. «Il contenuto della cassetta», precisa Febbo in una nota attraverso il suo legale, « è interamente riconducibile all'attività professionale di tributarista che va avanti da oltre 40 anni. Non trattasi, pertanto, di profitto del reato di corruzione o di altro illecito». L'avvocato ribadisce il fatto che fino alla perquisizione Febbo non ha mai toccato quella cassetta, proprio perché tutto il contenuto era di «lecita provenienza».«Febbo», conclude il legale, «riafferma la sua totale estraneità ai fatti contestatigli: non soltanto non ha ricevuto dazioni corruttive da nessuno, ma ha fermamente avversato, come risulta documentalmente provato, il progetto di finanza relativo alla costruzione e gestione del nuovo polo oncologico. Confida pertanto nella sollecita archiviazione del procedimento penale». L'inchiesta, dove figurano al momento oltre venti indagati tra politici, funzionari Asl di Pescara e Chieti, dipendenti di Marinelli, ma anche altri personaggi legati ad un bando di gara per l'acquisizione di una settantina di bus da parte di Regione e Comune di Pescara, è comunque in evoluzione e sta entrando, da quanto si evince dalle iniziative che si susseguono in questi ultimi giorni, in una fase forse decisiva che dovrà servire al magistrato per delineare le posizioni dei vari indagati e verificare la possibilità di stralciare alcune posizioni.

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